“Oltre il pregiudizio” intervento tavola rotonda c/o UPTER in occasione della mostra sulla nascita della giornata.
Nel mio percorso di psicoterapeuta transculturale, spesso mi sono occupata di violenza nei confronti di donne, soprattutto straniere, già nel 1998/99 , in una delle pubblicazioni di ricerca –azione che effettuiamo come supervisione mi riferisco al progetto Eto lele prevenire consigliando all’interno del quale, trattavamo casi di abusi e violenze all’interno del nucleo famigliare e , successivamente nell’ambiente di lavoro. L’utenza femminile raggiunge la maggioranza dei nostri fruitori del servizio, sia nel caso di conflitto di genere nella coppia, come anche nella famiglia, sia che investa solo la donna o anche i suoi figli, bambini , adolescenti. Si è privilegiato l’ascolto delle donne non solo per i motivi su citati , ma per altro. Nel caso delle donne straniere, esse risultavano tacitate a livello sociale. Le donne infatti, soffrono di disuguaglianze sociali che influenzano la relazione con i figli. Nelle pratiche terapeutiche si tende a convocare l’intera famiglia privilegiando un rapporto di genere neutro che, in passato, ha contribuito a trascurare la violenza sulle donne e sui minori. La promozione della cultura di genere favorisce, inoltre, l’emergere degli aspetti più resistenti e strutturali di “maschilismo e patriarcato domestico” permettendo di esplicitare le radici del disagio relazionale delle famiglie. Questo fatto svela preventivamente il rischio di violenza sulle donne e sui minori siano essi originati da comportamenti maschili o femminili.
Riguardo al servizio anti mobbing avevamo aperto uno sportello per abusi e violenze nei luoghi di lavoro all’interno di un sindacato e ci occupavamo non solo di tutelare le donne straniere con un supporto psicologico, ma anche in senso legislativo. All’interno del gruppo di lavoro infatti,era presente un avvocato e un sindacalista che si occupava di casi di mobbing nei luoghi di lavoro. Numerosi sono stati i casi trattati , ricordo una donna armena che aveva vissuto nel suo paese la tragedia di un terremoto e in seguito a questo evento traumatico aveva perso l’uso della parola . Emigrata a Roma aveva trovato lavoro come colf in una famiglia, era stata trattata come una schiava e la donna a distanza di tempo, aveva ripresentato lo stesso trauma , non riusciva più’ a parlare…. è stato curato questo disturbo psicosomatico attraverso la psicoterapia transculturale,ed è stata fatta una vertenza alla datrice di lavoro ( Caritas) per maltrattamenti…
Se analizziamo i dati ISTAT più’ recenti vediamo che le donne vittime che si sono rivolte ai centri anti violenza fino al 2017 sono 49 mila. L’Italia secondo l’Organismo del consiglio d’Europa GROVIO offre scarso impegno, si segnala che . a fronte dei buoni propositi, mancano più’ di 5 mila posti letto per chi fugge dalle mura domestiche.Inoltre, l’intervento si limita a instaurare l’ ordine pubblico senza una visione lungimirante che preveda un lavoro psicologico di mediazione dei conflitti e di riabilitazione familiare e progettuale. La scarsa preparazione sulla violenza delle donne è anche da parte delle forze dell’ordine e del personale socio- sanitario e gli interventi di prevenzione sono distribuiti a macchia di leopardo.
Dal 2007 sono quasi 5.000 le donne scomparse e nell’ultimo anno esiste un caso di femminicidio ogni 3 giorni (72 ore). Ci sono circa 73.884 denunce di donne scomparse, 63.071 donne ritrovate, più dell’85 % ,mentre 10.813 non sono state ritrovate di cui 3.037 italiane e 7.776 straniere. Significativo è inoltre che 5.895 straniere sono minorenni, in particolare di origine rom che si sono allontanate da centri di accoglienza, istituti e case famiglia.
Non dimentico di sottolineare che la violenza avviene all’interno del’istituto familiare e nel sistema strutturale educativo della società e si prospetta una strada difficile che in un periodo di crisi odierna non prevede un miglioramento e necessiterà di interventi multi livello in tanti ambiti sociali che esulano dai soli aspetti legislativi.
Volevo terminare questa sintetica relazione con questo scritto dalla campagna il fiocco bianco 2007
“Se avvenisse tra paesi, la chiameremmo guerra. Se si trattasse di una malattia, la definiremmo epidemica. Di una perdita di petrolio, lo definiremmo un disastro. Poiché accade alle donne, è solo una faccenda di tutti i giorni. Si tratta di violenza alle donne. Di molestie sessuali sul posto di lavoro e di abusi sessuali su ragazzine. Si tratta di percosse che milioni di donne subiscono ogni giorno. Di stupro tra le pareti domestiche o durante un incontro con il proprio ragazzo. Si tratta di omicidio” .
25 novembre 2019