Disegno di Ivo Sera

CORALLI 11 Gennaio 2021 IX appuntamento a cura della nostra redazione

 

Spesso anche le descrizioni di drammi umani e sociali sono pietre preziose. In questi primi giorni del 2021 numerosi sono stati i racconti del dramma dei profughi in Bosnia. Abbiamo tratto da un articolo di Gian Antonio Stella due brani che spiegano bene la situazione. Ricordando che la parola “riammessi” sta per “respinti”.

“La situazione determinatasi al confine italo-sloveno e immediatamente oltre il confine,  è di estrema gravità. Le autorità italiane non possono infatti prescindere dal fatto che le persone riammesse in Slovenia sono poi soggette ad una successiva riammissione dalla Slovenia alla Croazia e da qui, troppo spesso, dopo inaudite violenze perpetrate di fatto dalle autorità di polizia croata, sono ulteriormente riammesse in Serbia o in Bosnia, dunque lasciate in condizioni di abbandono morale e materiale” (Dal dossier “La rotta balcanica. I migranti senza diritti nel cuore dell’Europa”).

E poi le terribili condizioni in Bosnia

“I profughi di ieri contro i profughi di oggi. La gente che una volta veniva sfollata e che ora usa lo sfollagente. Nel gelo di fine anno, nella glaciale indifferenza che il Covid fa calare su qualunque altra emergenza globale, alle porte dell’Europa c’è un problema migranti che si sta trasformando in una guerra fra poveri, in una catastrofe umanitaria. Con centinaia e centinaia di poveretti cui non è rimasto che vagare nei boschi innevati. Congelati, in un paese pietrificato. Coi piedi violacei, la febbre alta, poche coperte, qualche pasto offerto dalla Croce Rossa bosniaca”                              (Francesco Battistini)