17.05. 2021
Si allenta l’interesse mediatico sulla pandemia e allora spazio agli sbarchi del Mediterraneo e ahimè alle morti in mare. Con il tentativo improbabile del “non luogo a ripetere”.
“Mai più. Parole che risuonano da anni ad ogni nuovo naufragio. Mai più naufragi, violenze, diritti umani negati sotto i nostri occhi. Che tutto rimanga abbastanza lontano da non sentire grida di madri alla ricerca di neonati in mare, urla di torture, suppliche di porti sicuri”. Così ci stimola la scrittrice Evelina Santangelo ad un approccio diverso, speriamo, anche dei mass media!
E così riprende l’impegno delle ONG che negli ultimi tempi hanno avute riconosciute le menzogne profuse contro di loro. Medici Senza Frontiere scrive: “Di fronte alle morti incessanti nel Mediterraneo centrale, dobbiamo fare la nostra parte. Torniamo in mare con una nuova nave Geo Barents per portare SOCCORSO, CURE e UMANITA’ sulla rotta migratoria più letale al mondo, abbandonata dai governi europei”
E poi una diversa e più adeguata attenzione a chi ce la fa a sfuggire dai naufragi. La recensione di Stefania Parmeggiani del libro “FRATELLINO” del cantastorie basco Amets Arzallus Antia ci indica la strada.
“La speranza è che qualcuno ti avvisti e venga a salvarti prima del naufragio. Lui è tra i fortunati, può cantare BOZA, BOZA, BOZA, il canto che gli africani intonano quando una traversata finisce bene, quello che risuona anche nella foresta di Nador quando si viene a sapere che qualcuno dell’altra parte è arrivato. Boza, boza, boza e poi… Poi c’è il nulla dell’Europa.”
Raccogliamo anche noi quel grido di festa che può arricchire la nostra cultura, la nostra civiltà, le nostre giornate.