C’è la pubblicità. E c’è l’informazione.
“Se la coda al casello ti sembra una sofferenza, vuol dire che non sai cosa succede a quella del maiale. No al taglio della coda dei suini appena nati e sì al benessere degli animali. Il taglio della coda pur essendo pratica consentita in limitati casi, è tuttavia ancora diffusa negli allevamenti. Tutti i suini della nostra filiera non hanno subito il taglio della coda accrescendo il benessere animale che consente di ridurre l’uso degli antibiotici”
Che carucci questi dell’Azienda che ha prodotto questa pubblicità!!!
Ma poi che fine fanno questi piccoli suini? Com’è la filiera del suino?
E qui entriamo nel campo dell’informazione. E qui ci aiuta Valentina Furlanetto nel libro “NOI SCHIAVISTI”
“La filiera del suino è caratterizzata da una grossa frammentazione, che comporta la presenza di una pluralità di soggetti in competizione nelle varie fasi del processo produttivo. La materia prima, come abbiamo già visto, è meno costosa all’estero (i costi degli allevamenti in Italia sono circa il 20% più alti di quelli allevati all’estero) e quindi viene per lo più importata e poi trasformata, principalmente sotto forma di salumi. Le imprese di lavorazione italiane preferiscono portare cosce e carcasse da Germania, Spagna, Danimarca, Olanda e Polonia che garantiscono costi più contenuti, esercitando un forte dumping su allevatori e macellatori italiani. Visitando un macello ci si rende anche conto di un altro elemento rilevante; stranieri e italiani non sono equamente distribuiti nei reparti. Gli stranieri occupano generalmente le postazioni iniziali, più ‘sporche’ e dure, o lavorano in reparti come ‘tripperia’ e ‘frattaglie’; gli italiani sono invece maggiormente presenti nella preparazione finale”
Un bel libro quello della Furlanetto che spazia in tutto il mondo del lavoro in cui sono impiegati gli stranieri.