CORALLI 52°Appuntamento

La memoria dei delitti razziali è davvero immensa. Quest’anno il 27 gennaio vogliamo dedicarlo alla musica sopravvissuta ai campi di concentramento, la cui ricerca è narrata dal musicista Francesco Lotoro in un libro uscito in questi giorni “Un canto salverà il mondo” edito da Feltrinelli. Lotoro ha anche creato una Fondazione” Istituto di letteratura musicale concentrazionaria” con sede in Barletta dove è in progetto , una vera e propria Cittadella che ne raccolga l’Archivio.
Molti episodi costellano un libro dedicato alla fatica dell’autore per ritrovare notizie e documenti in tutto il mondo. Ne ricordiamo alcuni significativi
Colpisce il ricordo del Natale 1943 a Birkenau quando Laks e la sua orchestra furono incaricati di suonare per le donne malate in infermeria; in un’atmosfera resa pesante dal fetore insopportabile e agonia, i musicisti eseguirono canti natalizi, mentre le donne piangevano urlando loro di lasciarle morire in pace.
Ma nel libro è anche spiegato che il tango, dolore rimodulato in musica, eros allo stato puro, veniva suonato nei Campi. Il tango è un ritmo ancestrale di origine ebraica usato nel canto sinagogale ed esportato dagli ebrei galiziani in Argentina due secoli fa.
La musica protagonista anche di momenti di liberazione. In un campo, un trombettista olandese per aver suonato un brano non gradito fu umiliato dalle autorità tedesche e mandato a suonare nell’orchestra femminile. Trasferito a Dachau, alla vista dei mezzi dell’esercito statunitense corse loro incontro con la sua tromba suonando un brano in omaggio agli americani che liberano il lager.
I soldati rimasero colpiti, qualcuno di loro pianse.
Ricordare la musica dei campi di concentramento fa parte della memoria del dolore e deve essere una eredità universale.