Il rapporto EIR anche in Italia!
a cura di Angela Scalzo
L’Islamofobia o il razzismo anti-islamico rappresenta una minaccia crescente per le basi democratiche delle costituzioni europee e la pace sociale e la coesistenza di culture diverse in tutta Europa. Entrambi gli attori della società civile e gli Stati dovrebbero riconoscere la gravità di questo problema e di sviluppare politiche concrete per contrastare l’islamofobia.
Istituzioni come la FRA pubblicano rapporti solo irregolari su un numero ristretto di paesi, mentre la maggior parte delle organizzazioni della società civile affrontare il razzismo a fuoco generale e solo pochi sulla islamofobia, in particolare, – questo è il divario urgente che questo rapporto vuole riempire.
Il Rapporto islamofobia europea (EIR European Islamophobia Report) è una relazione annuale, che viene presentato per la prima volta quest’anno. Si compone attualmente di 25 rapporti nazionali in materia di ogni stato e le tendenze della islamofobia in ogni rispettivo paese. Un lavoro di 37 studiosi straordinari che nei prossimi anni vedrà il coinvolgimento di nuovi Paesi. Questo rapporto ha lo scopo di consentire a responsabili politici e il pubblico per discutere la questione dell’islamofobia, con l’aiuto dei dati qualitativi. Allo stesso tempo, molte delle sue caratteristiche uniche fanno la differenza per lo stato attuale del dibattito sulla islamofobia. Gli studi sulla islamofobia sono in passato prevalentemente concentrati sull’Europa occidentale. L’EIR per la prima volte copre molti paesi dell’Europa orientale come la Serbia, la Croazia, l’Ungheria, la Lituania, la Lettonia e la. In questo modo arricchire il dibattito sul razzismo in generale e l’islamofobia in Europa in particolare. Vengono, altresì, esaminati, il settore del lavoro, l’istruzione, la politica, i media, Internet, il sistema della giustizia, e le reti. Islamofobia funziona senza i musulmani, essa ha giocato un ruolo nella politica di molti paesi europei, pur con una piccola popolazione musulmana residente. Questa tendenza è stata particolarmente rafforzata dalla cosiddetta ‘crisi dei rifugiati’. Entrambi gli attacchi a Parigi, avvenuti nel 2015, hanno influenzato i dibattiti sul Islam e dei musulmani in tutta Europa.
L’EIR rivela che l’Islam ed i musulmani o persone percepite come tali, diventano spesso vittime di progetti di esclusione e di discriminazione, ,alimentati da ideologia islamofobo; che si tratti di donne con il velo, rifiutate sul posto di lavoro, le moschee vengono attaccate, e molti migranti , anche di seconda generazione, soffrono di discriminazioni etniche e razziale. L’EIR propone una serie di raccomandazioni per superare islamofobia e si sforzano per promuovere una società più giusta e democratica. Per questo l’islamofobia deve essere riconosciuto come un crimine e dovrebbe essere incluso in tutte le statistiche nazionali in tutta Europa. Inoltre, le minoranze musulmane devono poter essere in grado di utilizzare lo stato di diritto e l’impegno civico contro ogni forma di discriminazione. Altri strumenti educativi devono essere offerto ai giornalisti, avvocati, polizia (funzionari della sicurezza) e le autorità legali in tutti i paesi europei
Interessante il rapporto effettuato in Italia che ha visto il nostro coinvolgimento e quello di stakeholder privilegiati .
L’Islamofobia in Italia è un fenomeno significativo che ha attirato attenzione crescente nell’attuale clima di insicurezza e minaccia che caratterizza la società italiana. In primo luogo, questo rapporto studia i principali incidenti e avvenimenti verificatisi nel Paese nel corso del 2015. In tale contesto, sono stati analizzati il linguaggio ostile utilizzato nel dibattito politico, l’aspra polemica relativa alla costruzione di idonei luoghi di culto, il legame esistente tra la crisi migratoria e la presenza musulmana così come la discriminazione subita dalle donne musulmane. In secondo luogo, gli autori del rapporto analizzano i principali limiti del quadro legislativo, quali l’assenza di una legge generale sulla libertà di religione e la mancanza di un accordo ad hoc tra la comunità musulmana e lo Stato Italiano, che mettono a rischio il pieno godimento dei diritti da parte dei Musulmani e l’effettivo contrasto dell’Islamofobia. Leggi e progetti di legge di recente adozione relativi ai settori di interesse di tale rapporto sono anch’essi stati esaminati. In terzo luogo, il presente rapporto spiega come, durante il 2015, l’Islamofobia si è manifestata attraverso numerosi eventi discriminatori ed incidenti verificatisi in vari settori. Nonostante il divieto generale di ogni forma di discriminazione, incidenti discriminatori sono stati rilevati nel settore del lavoro e dell’educazione. In tali aree, l’Islamofobia ha avuto un impatto sulla vita quotidiana dei Musulmani e si è manifestata sotto forma di diseguaglianze geografiche. In seguito agli attacchi terroristici del 2015, l’Islamofobia in ambito politico è diventata sempre più visibile. In proposito, l’attuazione delle leggi esistenti si è dimostrata insufficiente mentre le sanzioni previste non sono sempre state una risposta proporzionata ed effettiva al discorso islamofobo. Diversi casi di “hate speech” sono stati registrati nei mezzi di comunicazione e nel cyberspazio. Non solo giornalisti ed autori di blog ma anche moderatori di siti e gente comune hanno utilizzato mezzi di comunicazione e siti internet come uno strumento per seminare paura e odio nei confronti dei Musulmani. In quarto luogo, il presente rapporto focalizza l’attenzione sulle principali figure che hanno adottato atteggiamenti negativi nei riguardi dei Musulmani e sulle iniziative governative e non governative adottate per contrastare l’Islamofobia nei settori sopra considerati. In conclusione, sulla base degli esiti della suddetta ricerca, il rapporto include una serie di raccomandazioni da prendere in considerazione quando si discutono le modalità per contrastare il fenomeno dell’Islamofobia in Italia.