La continuità con il nostro triste ma recente passato è palese e ci lascia sgomenti.
Non so quale sia la vostra percezione oggi, ma credo condividiate tutti questo sgomento, questo turbamento.
In questo giorno di novembre, per me ancora più triste, nel presentare questo libro corale, scritto a ben 19 mani, che desidera andare ben “oltre il pregiudizio”, non vorrei soffermarmi sui contenuti importantissimi che tutti i miei compagni di scrittura, molto più illustri di me, ci hanno voluto regalare, ma a tutto ciò che sta succedendo nella nostra società, attualmente imbarbarita nel linguaggio usato, negli atti di violenza commessi, nella mancata accoglienza, nell’assenza di una seppur minima solidarietà verso i diversi. Proprio perché dopo aver varcato la soglia dei pregiudizi e fatti propri tutti gli stereotipi, abbiamo varcato un confine dal quale diventa sempre più difficile rientrare.
Razzismo, Antisemitismo, Anti-islamismo, Antiziganismo, Femminicidi, Omofobia. Non passa giorno che noi non sentiamo episodi legati a tutte queste diversità.
Non solo insulti razzisti sui campi di calcio a tutti i livelli, da nord a sud. Antisemitismo bieco persino nelle nostre aule parlamentari nei confronti di chi, come la Segre ha vissuto già sulla propria pelle la violenza in un lager.
Ma anche tre brutali aggressioni in tre diversi luoghi del nostro Paese.
Episodi tristemente legati da un filo rosso che le accomuna:
le vittime sono tutti cittadini stranieri, oltraggiati per la loro origine di provenienza, o presi a bersaglio per il colore della pelle.
Soltanto pochi giorni fa, buona parte dell’Italia s’indignava per gli insulti razzisti contro il calciatore italiano nero Balotelli.
Ma nel fine settimana appena trascorso siamo andati ben oltre. Sia sui campi di calcio, con numerose segnalazioni, sia fuori, senza che però queste notizie, se pur gravissime, abbiano avuto risalto.
Sabato sera (9 novembre), all’esterno del locale Mamamia di Senigallia l’aggressione dei buttafuori : non solo insulti, ma anche calci, pugni e un coltello. “A quel punto altre tre persone, tre clienti della discoteca, si sono uniti al buttafuori e hanno iniziato a picchiarmi mentre ero a terra – continua il giovane ancora sconvolto -. Dopo un po’ sono riuscito ad alzarmi e fuggire e, solo dopo, mi sono accorto che ero stato raggiunto anche da una profonda coltellata al fianco destro”. Il giovane ha raccontato e denunciato quanto accaduto attraverso suoi canali social.
- Domenica sera, poi, a Savona, un gruppo di 8 giovanissimi ha aggredito Mohammed Suruz Mia e sua moglie, Farzana Aker Panna, entrambi commercianti di origini bengalesi, che gestiscono da tre anni un negozio di via Paleocapa che vende souvenir, giocattoli, accessori per cellulari. Tutto era cominciato nel primo pomeriggio: «Questi ragazzi, tre o quattro, continuavano a passare di qua, tiravano giù gli articoli dagli espositori.Mio marito li ha sgridati, li ha mandati via. Ma loro ridevano e ci facevano il segno di stare zitti, di tagliare la gola con uno stesso dei coltellini multiuso che vendo qui. Forse ce l’hanno pure rubato Un atto di violenza gratuita carico di disprezzo e odio che poteva finire molto peggio se non fossero intervenute le forze dell’ordine in tempo. Mohammed è stato portato in ospedale e 5 giovani sono stati condotti in Questura. La donna è rimasta terrorizzata.
- Non è tutto, lunedì alle 10 di mattina, una nuova aggressione razzista a Firenze, dove due giovani incappucciati hanno aggredito un ambulante nigeriano di 28 anni, Mike. Proprio alcuni giorni fa il ragazzo ha ricevuto il riconoscimento dello status di rifugiato.
E se per la violenza e il razzismo negli stadi i vertici sportivi stanno provando a prendere provvedimenti, ci chiediamo: per il razzismo quotidiano cosa siamo disposti a fare per combatterlo e sradicarlo?
- Far si che il pregiudizio non sia liberatorio
- Esigere e promuovere la conoscenza, abbattendo quell’ignoranza che alimenta il pregiudizio
Io trovo che nelle parole, nei testi che compongono queste 140 pagine emerge quanto sia difficile debellare il pregiudizio, specialmente oggi che di fronte al VUOTO come dice il curatore del libro Vittorio Pavoncello sembra più facile e rassicurante un pieno di vuotaggini, ma non per questo bisogna desistere perché , aggiungo, non dobbiamo regolamentare i diritti umani non potendo legittimare la discriminazione.
Negli anni 90 abbiamo firmato accordi senza promuovere accordi inclusivi. Abbiamo, anzi, creato barriere, morire migliaia di innocenti nel mare nostrum, alzato fili spinati e muri della vergogna. All’epoca del muro di Berlino , caduto ormai 30 anni fa, sedici erano i muri mentre oggi ne abbiamo eretti 77.
Dobbiamo, in conclusione, far si che i diritti umani diventino un patrimonio di valori e di cultura conosciuto, condiviso ed assimilato prima di tutto da noi stessi.