Cose d’altri tempi. Alle volte il tempo è fissato dalle immagini che ricordano un tempo passato. Una volta c’erano le cartoline che qualche volta si vanno a rivedere e ti lasciano il magone dentro. Franco Arminio, scrittore “paesologo” sul suo ultimo libro “Lettera a chi non c’era” ripercorre i paesaggi dei paesi italiani colpiti dai terremoti.
“A volte viene una dolorosa nostalgia a rivedere le vecchie immagini dei paesi, come se si volesse riacciuffarla, quell’aria mitemente sgraziata, come se si volesse passeggiare nelle piazze con quella gente magra, ossuta. Erano vecchi già a sessant’anni, avevano gli acciacchi di chi non è mai partito o da chi è andato via senza volerlo. Alla fine di una strada buia c’era un silenzioso negozio di scarpe, il ronzio di un bar. L’odore dei mesi e delle ore esisteva ancora: sentivi l’uva, le mele, il freddo delle stanze lontane dal camino…
Il profumo c’è, lo senti, solo se vai dietro al paesaggio. Possono essere le ginestre o il grano, possono essere le vigne, i castagneti, le nocciole, il fieno. Qui, in Irpinia, la resistenza non l’hanno fatta le persone ma gli alberi. E anche le pietre. Non c’è un paese che non abbia ancora un suo angolo bellissimo, un frammento di grazia, uno scorcio che ti emoziona. Il terremoto ha dilatato, squarciato, sconnesso, eppure nessun paese è andato via, nessun paese si è fatto cancellare”
Visitare i paesi, anche quelli terremotati, ti dà l’immagine del tempo.